Hugh Grant in bilico tra culto e inganno in un horror religioso che gioca con la morale, il potere e l’illusione
Heretic racconta la storia di due giovani missionarie mormone, Sister Barnes e Sister Paxton. Durante il loro giro porta a porta incontrano Mr. Reed, un uomo apparentemente cortese, interpretato da Hugh Grant. Inizialmente l’uomo sembra interessato, offre ospitalità e promette perfino una torta ai mirtilli. Tuttavia, poco alla volta, l’atmosfera cambia. La porta si chiude, i sorrisi diventano inquietanti e le parole assumono un doppio senso. Reed trasforma la sua casa in un labirinto di corridoi e stanze. Qui le ragazze sono costrette a scegliere tra fede e incredulità, senza sapere dove conduca davvero ciascuna porta.
Il film è scritto e diretto da Scott Beck e Bryan Woods, già noti per la capacità di intrecciare tensione psicologica e genere. Heretic è prodotto da A24 e girato a Vancouver con un budget contenuto. Inoltre, le riprese sono state realizzate in ordine cronologico. Questa scelta permette di far crescere la tensione e di seguire in modo realistico la trasformazione delle protagoniste.
Hugh Grant e la maschera di Mr. Reed: fascino, inganno e paranoia
In questo film Hugh Grant sorprende. L’attore abbandona i ruoli brillanti che lo hanno reso celebre e si cala in un personaggio ambiguo e minaccioso. Mr. Reed appare affabile, quasi gentile, ma sotto la superficie nasconde ossessioni e manipolazioni. Così, lo spettatore non sa mai se fidarsi di lui o temerlo.
Grant ha raccontato che è stato attratto da un progetto diverso dalle convenzioni di genere. Pochi spazi, molto dialogo e un’atmosfera claustrofobica lo hanno convinto. Infatti, il personaggio di Reed è costruito come un leader carismatico che non predica apertamente, ma impone la sua visione e manipola con calma glaciale.
Struttura narrativa e ritmo: dialoghi, ambienti, disorientamento
Gli autori scelgono un ritmo insolito. La prima parte è dominata da lunghi dialoghi che sembrano teatrali. Questo crea attesa e progressivo disorientamento. Inoltre, la casa di Reed diventa un vero personaggio: accogliente a tratti, minacciosa subito dopo. Lo spettatore, come le missionarie, non sa se restare o fuggire.
Con il passare dei minuti il film cambia registro. Emergono momenti più espliciti, con scene crude e di tensione viscerale. Tuttavia, alcuni critici notano che l’escalation attenua la forza psicologica della prima parte. D’altra parte, l’obiettivo resta sempre chiaro: interrogare lo spettatore su fede, morale e manipolazione.
Temi centrali: fede, libertà, dubbio
Heretic non si limita a spaventare. Vuole anche riflettere sul potere della fede e sul rischio che diventi uno strumento di controllo. Le missionarie credono, ma non in modo cieco. Infatti, la loro fede viene messa alla prova con domande scomode e situazioni estreme.
Reed incarna il lato oscuro della religione vissuta come imposizione. È il simbolo di chi interpreta la fede come potere personale e non come atto spirituale. Inoltre, il film gioca con il confine tra realtà e illusione. Le porte chiuse, la farfalla, le scelte obbligate sono simboli che parlano di libertà negata e di dubbio.
Conclusione: una scommessa riuscita
Heretic è una sfida sia per i registi che per Hugh Grant. È un horror che non si limita a spaventare ma obbliga lo spettatore a riflettere su fede, manipolazione e libertà personale. Il personaggio di Reed è inquietante perché vicino alla realtà, non un mostro ma un uomo che usa il carisma come arma.
Se amate i film che uniscono tensione psicologica e riflessione morale, questo titolo è da non perdere. Se invece cercate un horror fatto solo di colpi di scena e terrore immediato, potreste trovarlo lento. In ogni caso, Heretic resta una delle opere più interessanti e provocatorie degli ultimi anni.


