Intelligenza artificiale, ironia e caos: un mix che intrattiene, senza lasciare il segno
Due anni dopo gli eventi del primo film, la storia riprende con Gemma che affronta le conseguenze della sua creazione. Una nuova IA militare, chiamata Amelia, minaccia sicurezza e ordine, costringendo Gemma e la bambola M3GAN a confrontarsi con dimensioni del pericolo più grandi e con scelte etiche più marcate. Il sequel si muove con decisione verso l’azione e lo scontro aperto, allontanandosi dalla lenta costruzione del terrore del primo capitolo. Questa scelta rende M3GAN 2.0 più immediato, meno meditativo, e probabilmente più accessibile a chi cerca brivido spettacolare anziché orrore sotterraneo.
Un equilibrio funzionale con un antagonista interessante
Il valore di M3GAN 2.0 passa anche da un cast che lavora con coerenza. Alla regia torna Gerard Johnstone, capace di alternare leggerezza e tensione pur senza cercare sperimentazioni radicali. La sceneggiatura di Akela Cooper mantiene i temi dell’AI e li sviluppa in chiave più action che horror, mentre la produzione garantisce un comparto tecnico solido e un design visivo accattivante. Sul fronte attoriale, Allison Williams offre un’interpretazione solida, restituendo la fragilità di una creatrice divisa tra colpa e responsabilità. Violet McGraw cresce nel ruolo di Cady, mostrando maggiore sicurezza e intensità emotiva rispetto al primo capitolo. Da segnalare soprattutto l’antagonista Amelia, androide militare interpretato da Ivanna Sakhno: un personaggio che, pur non innovativo nella scrittura, risulta credibile e minaccioso, offrendo a M3GAN un avversario all’altezza. Nel complesso gli interpreti sostengono la narrazione con professionalità, contribuendo a un film che punta più all’intrattenimento che alla complessità drammatica.
Tensione, umorismo e ritmo: il prezzo del cambiamento
Il film riesce nell’intento di mischiare ironia e paura con discreto equilibrio. Le battute nere, il sarcasmo della bambola robotica, la scena-impatto e i momenti pop sono efficaci. Tuttavia la tensione horror soffre: molti momenti potenzialmente inquietanti perdono forza perché il film non indugia abbastanza nella paura. Inoltre la durata aumenta il ritmo verso la fine, ma questa accelerazione fatica a recuperare l’ansia sospesa nel secondo atto. Per chi apprezza solo spaventi intensi, potrebbe sembrare che M3GAN 2.0 abbia giocato al ribasso.
Aspetti tecnici: spettacolarità e design visivo convincenti
La produzione è solida. Effetti speciali moderni rendono credibile la nuova IA, le ambientazioni sono ricche, la regia cura i dettagli visivi. Le sequenze action sono ben girate; l’intensità visiva cresce nei momenti di confronto tra M3GAN e Amelia. Anche il design della bambola robotica e il modo in cui viene resa la sua presenza digitale o “cloud-intelligente” sono realizzati con cura. La regia non nega le sue radici horror, ma sfrutta le potenzialità visive dell’AI in una chiave più ampia.
Limiti: orrore attenuato e previsibilità narrativa
Uno dei principali limiti è che M3GAN 2.0 non restituisce la stessa inquietudine sotterranea del primo film. Alcune scene sembrano già viste, in chiave hi-tech: il robot cattivo che sfugge al controllo, il creatore diviso tra responsabilità e ambizione. Anche la prevedibilità del conflitto finale penalizza in parte l’effetto sorpresa. Infine, per chi ha amato il film originale per la sua capacità di far soffrire l’anima oltre che l’adrenalina, questa seconda versione rischia di sembrare più brillante che profonda.
Se sei fan del primo M3GAN, ami le bambole inquietanti, l’umorismo nero, i temi sull’intelligenza artificiale e vuoi un sequel più grande, M3GAN 2.0 fa per te. Diverte, intrattiene, è godibile più che spaventoso. Per chi cerca invece il vero horror che ti resti dentro, probabilmente rimarrà qualcosa di mancato.
Sequel ben confezionato, ma non memorabile
In conclusione M3GAN 2.0 è un sequel solido: sa come costruire spettacolo, alternare ironia e minaccia, e portare la saga su territori più ampi. Pur con premesse interessanti e una regia che sa gestire visivamente la mix tra AI e violenza, non torna davvero alle origini del terrore psicologico che aveva fatto la forza del primo film. È da vedere se ti piace il genere e hai voglia di lasciarti intrattenere, ma non aspettarti che ti scuota il sonno.


